martedì 27 dicembre 2011

Silvano Vinceti: Il segreto della Gioconda. Armando Editore. Roma


Breve sintesi del libro il segreto della Gioconda.

Il libro, scritto in forma narrativa autobiografica, coinvolge il lettore in un viaggio alla riscoperta e rivisitazione di Leonardo da Vinci e, in particolare, delle sue ultime opere pittoriche al cui centro vi è la Gioconda. L’opera propone un nuovo Leonardo, totalmente diverso da quello raffigurato nei libri usciti in questi ultimi decenni. In questi ultimi anni ci si è soffermati solo su alcuni aspetti della vita e delle opere del grande genio toscano. Si è dato risalto e valore particolarmente alle capacità di Leonardo come pittore, meccanico, architetto, ingegnere e studioso della natura, trascurando aspetti fondamentali della sua personalità, dei suoi interessi, delle sue credenze. In questo libro, Leonardo viene presentato ricomponendo tutti i suoi aspetti: Leonardo come uomo, collocato nel suo periodo storico, ossia quello della Firenze Medicea, della Milano di Ludovico il Moro; Leonardo come studioso, intento a respirare e assimilare le culture filosofiche, teologiche e religiose del neo-platonismo, dell’ermetismo; Leonardo come curioso dell’esoterismo, intento ad abbracciare le concezione Kabalistiche di Pico della Mirandola e le visioni dell’Apocalisse di Gioacchino da Fiore e di S. Giovanni. Vi è quindi un Leonardo dimenticato, o appena evidenziato, che nel libro si ripropone come un insieme di aspetti fondamentali e centrali per una sua comprensione autentica e per potere offrire una diversa, originale e innovativa lettura delle sue ultime opere quali l’Angelo Incarnato, la S. Anna, il S. Giovanni Battista e, in particolare, quello che è da tutti riconosciuto come il suo più grande capolavoro: la Gioconda.

L’impostazione dello scritto è diversa rispetto a quella che abitualmente viene data ad un tradizionale saggio storico, biografico o critico, quasi sempre impersonale e freddo. L’opera è presentata come una sorta di racconto esistenziale dove l’autore stesso riscopre gradualmente Leonardo, lo approfondisce storicamente, si esalta e si turba per le difficoltà di comprensione, viene attraversato da dubbi e smarrimenti nel suo tentativo di raffigurare in modo fedele e completo questo grande e poliedrico genio. Il testo viene quindi proposto come racconto in prima persona in cui l’autore racconta al lettore le difficoltà incontrate, cerca di trasmettere la gioia e l’eccitazione legate al suo portare alla luce aspetti di Leonardo raramente colti e descritti: siamo di fronte ad un testo concepito come il racconto di un viaggio, tutto umano, dello studioso stesso, una narrazione che permette al lettore di identificarsi nel ricercatore, non storico dell’arte, non esperto di Leonardo ma che con passione, rigore e metodo, lo riscopre portando alla luce quello che diversi esperti o professionisti Leonardeschi non hanno voluto -o saputo- affrontare.

Gli aspetti dimenticati di Leonardo
In questo libro emerge un aspetto di Leonardo molto importante, quel versante dello studioso come psicologo precursore di quella che oggi è definita psicologia comportamentale delle manifestazioni emotive. Emerge la visione dell’uomo venato di pessimismo e dominato da passione, istinti dove la ragione e la coscienza non sono sovrani assoluti. Si sostanzia la dimensione religiosa, mistica, cabalistica, esoterica, l’uso del simbolismo pittorico. Tale aspetto dimenticato o ignorato del Vinciano è fondamentale per poter dare una diversa lettura alla Gioconda. La maggioranza delle persone, pur avendo a disposizione molte informazioni su Leonardo, ben poco conoscono riguardo all’aspetto cabalistico e mistico di Leonardo, sul suo reale atteggiamento nei riguardi della magia, della astrologia, della alchimia. Pochissimi conoscono alcuni scritti di Leonardo di critica verso le gerarchie religiose e verso la loro mollezza di costumi. Ancor meno si conosce la visione religiosa di Leonardo e le sue convinzioni in merito, convinzioni che se avesse esposto in modo chiaro lo avrebbero fatto accusare di eresia e forse mandato al rogo. Nelle sue convinzioni religiose ed eretiche sta una delle ragioni della prassi di scrivere da destra verso sinistra: Leonardo custodiva gelosamente i suoi manoscritti e solo dopo la sua morte li lasciò in eredita al suo allievo e fedele amico Melzi.

Il simbolismo o il messaggio segreto nei quadri di Leonardo
La tesi innovativa proposta nel libro in oggetto nasce dall'analisi del pensiero iconografico espresso da Leonardo. Leonardo trasponeva nei suoi ultimi e più importanti quadri il suo complessivo pensiero, comprensivo delle sue credenze, dei suoi valori, dei suoi timori e delle sue aspettative. I dipinti di Leonardo sono come dei libri; in essi si cela ai più e si comunica ai pochi la sua visione del mondo, la visione dell’uomo, di Dio, della religione e della fede. Il grande genio italiano aveva strutturato un proprio vocabolario iconografico, una peculiare grammatica e sintassi pittorica equivalente a quella del linguaggio scritto e parlato. Nel libro si cerca di portare alla luce tutti questi significati simbolici e il loro uso: vedi il chiaro-scuro usato nei dipinti, la scelta dei contenuti raffigurati, l’uso delle posa delle mani, dell'espressioni del viso, del corpo e così via. Fra le opere prese in esame al fine di dare forza e sostanza a questa visione, si staglia un disegno ritrovato nel 1991 e denominato – l’angelo incarnato-. Si tratta di un’opera di Leonardo sconosciuta al grande pubblico, la cui vista genera sentimenti contrastanti, perturbanti e smarrenti. L’angelo incarnato esprime la visione leonardesca dell’Androgino, un essere umano che racchiude i caratteri fisici maschili e femminili. Il disegno è, nella parte bassa, la raffigurazione delle caratteristiche anatomiche di un uomo con il pene in erezione e, nella parte alta, dispone di caratteristiche femminili. La parte maschile raffigura la dimensione carnale, sensuale, animalesca dell’essere umano, la parte femminile rappresenta la dimensione spirituale, ascetica e religiosa. Il dito rivolto verso l’alto ad indicare Dio riveste un significato simbolico e religioso ben consolidato. L’importanza del disegno è nel suo significato filosofico, antropologico, nelle personali concezioni di Leonardo in merito al rapporto fra concetti che indicano cose e fenomeni opposti. Il disegno palesa come Leonardo avesse abbracciato quella convinzione che ha la sua genesi nella scuola Pitagorica, riaffermata dal grande filosofo Eraclito e ripresa dal neo-platonismo rinascimentale dominante nella Firenze dove il maestro si era formato. Questa credenza, espressa anche da Pico della Mirandola, le cui idee sono condivise da Leonardo, si sostanziava nel conflitto e armonia fra gli opposti, vedi il materiale e lo spirituale, il maschile e il femminile. L’importanza dell’Angelo Incarnato verte nel fatto di esprimere in forma pittorica idee filosofiche e credenze sulla natura del cosmo e dell’uomo, idee che trovano un’ulteriore presenza nella scoperta, effettuata dall’autore, del numero 72 presente sotto uno degli archi del ponte che fa da sfondo al ritratto della Gioconda. Secondo la tradizione cabalistica il numero 7, fra i vari significati, rappresenta il principio materiale e quello spirituale che compongono il cosmo e della loro fusione. Il numero 2 esprime il principio maschile e femminile e la loro armonia. L’Angelo incarnato è come un libro in cui il Vinciano riversa le sue credenze, le stesse che ritroviamo dentro il quadro della Gioconda. Anche nell’Ultima Cena, nella S. Anna e nel S. Giovanni Battista vi sono queste forti presenze simboliche.


La Gioconda
Tutto il pensiero che si dispiega nel libro ha il suo perno nella Gioconda e ne garantisce una diversa ri-visitazione. Ne consegue una lettura a più livelli di questo misterioso e coinvolgente quadro: un'interpretazione classica, rientrante nell’alveo degli storici dell’arte; una ricostruzione inerente alla questione, che appassiona e divide molti storici Leonardeschi e storici dell’arte, su chi fu la modella o i modelli a cui Leonardo si ispirò; una lettura nuova dei significati filosofici, morali e umani che Leonardo trasfuse in questa opera.

Riguardo al primo livello, il quadro viene riletto come un’opera della piena maturità del pittore, come molti sostengono. Per quanto riguarda il secondo livello, l’interpretazione presenta elementi nuovi legati alla scoperta delle lettere L e S nelle pupille degli occhi della Gioconda e del numero 72 sotto uno degli archi del ponte che fa da sfondo al ritratto di donna. La lettera S rimanda probabilmente a Gian Giacomo Caprotti detto il –Salaì-, suo allievo, discepolo e forse amante di Leonardo: Il naso e il sorriso della Gioconda appartengono senza dubbio al Salaì. Tale asserzione è il risultato di un lungo lavoro di comparazione iconografica e di elementi storico-biografici. Il Salaì venne usato da Leonardo come modello in molti quadri, vedi l’Angelo incarnato, la Monna nuda, il S. Giovanni Battista e anche la S. Anna. La lettera L, rinvia probabilmente a Lisa Gherardini, la sua prima modella, e allo stesso Leonardo. Per quanto concerne Lisa Gherardini, ci sono molti richiami storici, compresi quelli fondamentali che il Vasari scrive nel suo libro sulla storia degli artisti fiorentini del periodo leonardesco. Si tratta quindi di due modelli che danno corpo al quadro su cui Leonardo ha lavorato nei diversi momenti di quei 17 anni circa durante i quali portò con sé il dipinto. Sul senso della presenza del numero 72 nelle opere del grande genio è stata già data qualche opinione (cfr. Ernesto Solari), anche se i significati di questo numero sono molteplici e nel libro vengono sviscerati tutti. Leonardo usò il numero 72 nell’Ultima Cena e nella opera scritta dal matematico Pacioli – De divina proportione-.  Tuttavia, la differenza fra la presente e tutte le altre letture proposte, si basa, per la prima volta in assoluto, su quelli che possono essere definiti elementi nuovi e certi: l’evidenza della presenza di alcune lettere dell'alfabeto negli occhi di Monna Lisa e del numero 72, inserito nella cornice sottostante il ponte dipinto sulla destra del quadro.

In conclusione, nel libro emerge una nuova prospettiva: La Gioconda incarna -proprio come in un libro - il pensiero di Leonardo, un manifesto laico, filosofico e anche critico verso il nuovo potere che la scienza e la tecnica stavano conquistando nel Rinascimento; l'opera esprime la visione delle nuove virtù che avrebbero dovuto indurre le future generazioni ad un uso intelligente della scienza e della tecnica, uso che tra l'altro sarebbe stato illuminante al fine di evitare danni alla natura e all’uomo stesso. Inoltre, la Gioconda è la forma ultima della concezione leonardesca dell’androgino, figura perfetta che racchiude i due sessi e le loro anatomie. Il primo indizio di questa sua visione è espresso dall’Angelo incarnato, il suo ultimo sviluppo è la Gioconda, dove i caratteri femminili dominano su quelli maschili. I caratteri femminili dell’amore, della pacificazione, dell’unità biologica e fisica con la natura, della cura verso le persone e di un atteggiamento più rispettoso verso la natura e l’uomo, sono dominanti su quelli opposti della cultura e della pratica maschile. Leonardo è figlio del suo tempo, conosceva bene la violenza, l’avidità di potere, lo spirito bellicoso e spietato degli uomini dei principati e della stessa Chiesa. Combatteva l’uso della magia dei ciarlatani che volevano produrre l’oro, combatteva l’astrologia divinatoria e il suo uso per avere gloria, denaro e potere. Come Pico della Mirandola, Leonardo difendeva la magia naturale e l’astrologia come espressioni di natura scientifica. Nel sorriso della Gioconda, nel suo sguardo ironico, penetrante, tranquillo e suadente, nell’espressione di una raggiunta sovranità di sé stessa e di un certo serafico stato esistenziale, vi è rappresentata anche la situazione psicologica dell’ultimo periodo di vita di Leonardo, anni in cui forse l’uomo e lo studioso avevano trovato un porto di quiete dove i conflitti interiori potevano finalmente riposare -e posare- le loro fisiologiche ed emotive armi. 

Silvano Vinceti

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