Ricerche antropologiche Convab

Ricerche antropologiche Convab
Sant'Orsola. Firenze. Foto di Enzo Russo

lunedì 16 novembre 2020

Introduzione al testo:


Raffaello tra Leonardo e Michelangelo - Armando editore-


Il libro, scritto in uno stile in cui s'intrecciano e si fondono il linguaggio saggistico, lirico e narrativo, pone al centro la dimensione umana ed esistenziale dei tre grandi artisti del passato, con l'intento di proporre una narrativa alternativa rispetto all'abituale e consolidato modello incentrato sull'artista, la sua produzione, le influenze pittoriche, i mutamenti di stile e la esposizione dettagliata delle opere.


Il lettore è proiettato ed invitato a fondersi nell'uomo Raffaello, l'uomo Leonardo e l'uomo Michelangelo; tre uomini a confronto con le loro debolezze, contraddizioni, vizi e virtù.


Il centro pulsante del libro, la sua essenza, consiste nel richiamare i singoli episodi della vita dei sommi maestri, tratti vitali in cui brillano i loro istinti primordiali, gli opportunismi, egoismi e cinismi. Tracce di vita, avvenimenti reali inseriti nel contesto storico, sociale, culturale e politico del periodo; un contesto dove prendono forma le rispettive e peculiari concezioni filosofiche, religiose, morali ed i relativi comportamenti consequenziali, che compongono il luminoso, a volte opaco, sfondo in cui si stagliano le loro dimensioni artistiche.


Imprescindibili sono le variegate influenze culturali ed esperienziali che hanno inciso, in modi e forme diverse, sulle loro produzioni artistiche: dalla scelta dei contenuti da rappresentare, il personale modo d'intendere il realismo, l'evoluzione del loro stile, il significato simbolico proiettato nelle rispettive opere, fino al ruolo dell'artista nella società rinascimentale, ossia il modo di intendere e utilizzare la propria arte.


Nuovi concetti e nuovi modi di rapportarsi ai tre grandi del passato sono espressi in questo testo che, empaticamente, sulla note prorompenti di un vibrante pathos, propone, come fine narrativo, un serrato confronto fra la grandezza dell'uomo e la grandezza dell'artista, offrendo in tal modo al lettore una visione diversa della vita e delle opere di questi tre Sommi Maestri, icone senza tempo.


Emerge quindi, nel corso della lettura, una profonda differenza fra i tre sommi geni italiani: fra la cultura cortigiana e assecondante di Raffaello, il suo modo di utilizzare l'arte per ottenere denari, fama e un nuovo status sociale; il pensiero di Leonardo, mosso da una profonda passione per l'arte come forma di verità, come comunicazione di un pensiero fondato sulla esperienza; ed infine l'Arte di Michelagelo, la cui opera assume caratteri ancor più netti e marcati riguardo al modo di concepire, creare e utilizzare l'arte, sia scultorea che pittorica, come mezzo ed impegno verso i valori civici, mistico religiosi e neo-platonici perfettamente espressi nella sua suprema raffigurazione, emblema ed apice della conquista di un'autonomia creativa e valoriale: la Cappella Sistina, ineguagliabile ed eretica narrazione del Vecchio Testamento, raffigurazione sublime del Giudizio Universale, sequenze pittoriche evocative, simboliche, velate e ribelli ricche di un pericoloso e raffinato spirito protestante.


Una attenzione particolare è rivolta ai significati manifesti e nascosti che pulsano nelle opere. In particolare, l'uso dei simboli, dei segni, delle lettere, dei numeri ricchi di richiami cabalistici, tutti ermetici segni che veicolano idee, sentimenti, critiche e ideali vissuti nel profondo. Il testo tende a svelare gli eretici messaggi nascosti, ad esempio, nel San Giovanni Battista di Leonardo; oppure nella narrazione pittorica del Vecchio Testamento e del Giudizio Universale di Michelangelo


Inoltre, nel capitolo inerente agli ultimi momenti della vita dei tre grandi, si tenta di sviscerare il rapporto che questi artisti hanno con la morte; nello specifico, in evidenza brillano le due ipotesi sull'avvelenamento di Raffaello e sulla scomparsa dei resti mortali di Leonardo da Vinci nella cappella francese di San Ugo, presso il castello di Amboise. Una riflessione importante è altresì dedicata alla cronaca dei maldestri tentativi di riportare le spoglie di Michelangelo a Firenze.



Infine, l'ultimo capitolo è dedicato ad una serrata indagine sulla modernità e attualità dei tre maestri.


Per quanto riguarda Raffaello, si mette in risalto il suo essere una sorta di abile cortigiano, quindi la sua maestria nel tessere fruttuosi rapporti con il papato ed i potenti dell'epoca, anticipando quello che oggi potrebbe rispondere al nome di 'marketing e pubbliche relazioni'. Un'attenta analisi non tralascia la preveggenza Raffaelliana espressa nella riproduzione tecnica delle opere a titolo divulgativo e promozionale, rappresentata da una peculiare modernità di organizzazione 'industriale' della sua bottega che si concretizza anche attraverso la conservazione e valorizzazione delle testimonianze archeologiche e storiche del passato.


Per quanto riguarda Leonardo, si mette in risalto la peculiare modernità nel porre l' esperienza e la relativa scienza empirica a fondamento di un'arte realistica, capace di coniugare verità e bellezza. Inoltre, si analizza la sua attualità in ambito ecologico, quel singolare sentire e concepire la scienza come strumento utile all'uomo. La modernità di Michelangelo pulsa e si rivela anche attraverso la valorizzazione del corpo umano e grazie al peculiare, intenso linguaggio che sprigionano tutte le sue opere: egli si avvale della forza evocativa della scultura e della pittura come mezzo di edificazione umana, egli supera la concezione naturalistica e realistica dell'arte dominante nel suo tempo dando forza espressiva ad una nuova centralità, quella della dimensione interiore, psicologica ed esistenziale dell'uomo; una forza sorgiva della soggettività dell'artista che impregna di sé la materia, il cui maggior fulgido e luminoso esempio è ben espresso nella sua ultima opera scultorea: la pietà Rondanini, dove si coglie il vagito di un nuovo modo di Essere Artista, una tesi che troverà la sua voce matura nel dadaismo, nell'impressionismo, nell'espressionismo, nel cubismo e nelle attuali forme artistiche.


Silvano Vinceti





sabato 14 novembre 2020

Iniziativa: Michelangelo, le statue dimenticate



Premessa;
Michelangelo Buonarroti è stato uno dei più grandi artisti fiorentini, un maestro, un uomo che viene considerato tra i migliori interpreti dell’arte rinascimentale e post-rinascimentale italiana. La sua fama di geniale scultore e insigne architetto si è consolidata nei secoli, in tutto il mondo. Centinaia e centinaia sono le pubblicazioni inerenti alla vita e alle opere di Michelangelo, altrettanto numerosi sono i turisti che ogni anno vengono nel nostro paese per godere delle sue meravigliose opere, sia scultoree che architettoniche.

Le opere dimenticate;
Molti appassionati sono convinti di conoscere tutte le opere scultoree del grande genio fiorentino, tuttavia vi è un periodo, corrispondente ad una specifica produzione del giovane Michelangelo, che sembra essere conosciuto da pochi storici dell’arte. Un periodo della sua vita sul quale sembra persistere una coltre di silenzio.

Il periodo bolognese ottobre 1494-  settembre 1495;
Nell’ottobre del 1494 Michelangelo lascia Firenze alla volta di Bologna. Durante quel periodo i forestieri, entrando nella città, erano costretti a farsi identificare alle sue porte e ad andare in giro con un sigillo di cera rossa sul pollice.

Accadde che Michelangelo, con alcuni amici, decise di trasgredire questa nuova legge e dunque venne arrestato subito. Non essendo in grado di pagare l’ammenda, rischiò di finire in prigione. La fortuna volle che Giovan Francesco Aldovrandi, membro dei consiglio dei Sedici ed ex podestà di Firenze, fosse presente all’Ufficio delle Bollette in quel preciso momento. Sentendo che Michelangelo era scultore, Aldovrandi lo fece liberare e lo invitò a casa sua, segno che la fama del giovane lo aveva preceduto. Un giorno Aldovrandi condusse Michelangelo in uno dei luoghi di culto più venerati a Bologna , la chiesa di San. Domenico. Entrando nel sontuoso edificio gotico, i due poterono ammirare la famosa Arca, la tomba di San. Domenico, fondatore dell’ordine che porta il suo nome.

Il Sarcofago che custodiva le ossa del Santo si trovava al centro di un monumento incompleto poiché lo scultore, Niccolò dell’Arca, era morto nel marzo di quell’anno. Per rendere completa la sacra tomba bisognava creare tre statuette. Aldrovandi chiese a Michelangelo se se la sentiva di affrontare questa opera, l’artista acconsentì: avrebbe scolpito i pezzi mancanti della tomba la cui esecuzione aveva occupato gli ultimi 25 anni di vita del più importante maestro della città.

Michelangelo ricevette diciotto ducati  per realizzare la statua di San Petronio e  dodici per un Angelo.

La terza statua rappresentava San Procolo, un’opera che esprime al meglio le caratteristiche artistiche e la personalità del grande genio fiorentino: la fronte corrugata e la posizione del corpo, tesa in una palpabile inquietudine, ritraggono un – furore- raramente visibile sul reliquario di un santo.

Per quanto riguarda l’Angelo, possiamo osservare che, nello schema previsto originalmente, l’opera avrebbe dovuto armonizzarsi con un’altra scultura, di squisita e dolce fattura, di mano di Niccolò dell’Arca, posta all’altro lato dell’altare. l’Angelo di Michelangelo finì invece per assomigliare maggiormente ad un Lapita, presente nel bassorilievo della battaglia ivi raffigurata. Lo scultore dispiegò quella austerità tardo-antica secondo lui più simile allo spirito del sarcofago originario di San. Domenico, scolpito in alto-rilievo verso il 1265 da Nicola Pisano e assistenti toscani.

Riguardo al San Petronio, Buonarroti si rifece pienamente ad un autorevole prototipo locale: la statua dello stesso santo scolpito da Jacopo della Quercia sul portale centrale della Cattedrale di San Petronio. Probabilmente la scelta di omaggiare Della Quercia, morto a Bologna  nel 1438, rappresentava la volontà di proporre un esempio da seguire e aveva il vantaggio di essere toscano come lui, di Siena. In entrambe le statue, il vescovo è rappresentato con la mitra e ha in mano una miniatura della città.

venerdì 25 dicembre 2015


Studio, forse c'è una Gioconda 'russa'

Indagini con comparazione su studio preparatorio a Monna Lisa



Roma 10/11/2015

Comunicato stampa- Gioconda con le Colonne Russa-

Esiste la  possibilità che Leonardo possa avere realizzato una  - Gioconda con le Colonne - sconosciuta, queste le conclusioni di una lunga ricerca sul dipinto che si trova a San Pietroburgo in una collezione privata. Silvano Vinceti coordinatore della ricerca ha affermato “molteplici sono gli indicatori che rinviano al grande genio pittorico toscano ma si tratta di una ipotesi”.

La possibilità che Leonardo possa avere realizzato una – Gioconda con le Colonne- a tutt’oggi sconosciuta alla maggioranza delle persone, rappresenta il risultato di una lunga e articolata ricerca periziale compiuta su un dipinto che fa parte di una collezione privata e che si trova a San Pietroburgo in Russia. L’indagine si è avvalsa di un nuovo metodo periziale dove lo storico dell’arte non è più l’unica Autorità che decide la paternità di un dipinto.

I risultati della lunga indagine evidenziano:

  1. Gli esami a raggi infrarossi, a raggi x, dei componenti dei colori usati, ecc. ecc. hanno evidenziato la piena compatibilità di questo dipinto con il periodo in cui Leonardo realizzava i suoi capolavori.

  1. Grazie all’utilizzo di una nuova tecnica, quello del Photoshop avanzato, consistente nella sapiente comparazione di un dipinto e dei suoi particolari con altri simili, è possibile pervenire a conoscenze importanti. In questo caso ci si è avvalsi dello studio preparatorio della Gioconda che Carlo Pedretti, il più grande studioso di Leonardo ritiene essere molto probabilmente di Leonardo (stima prudenziale). Nella comparazione fra lo studio preparatorio, del Louvre, e la Gioconda Russa è emerso: la piena sovrapposizione fra la Gioconda Russa e lo studio preparatorio, le colonne, presenti nella Gioconda Russa e nello studio preparatorio, l’età più giovane dello studio preparatorio e della Gioconda Russa  rispetto a quella del Louvre.  La perfetta coincidenza fra la sagoma del labbro superiore dello studio preparatorio, della Gioconda russa e non della Gioconda del Louvre (vedi allegato). La corrispondenza negli spazi fra la mano destra dello studio preparatorio, la Gioconda Russa e non quella del Louvre . Altro particolare importante riguarda la figura del labbro superiore della Gioconda. Nello studio preparatorio la linea è ondeggiante, come nella Gioconda Russa, mentre in quella del Louvre è più lineare. Occorre sottolineare che il disegno con il segmento ondeggiante è sicuramente di Leonardo e si trova nella biblioteca Reale in Inghilterra.

  1. Carlo Pedretti ha evidenziato come solo nella Gioconda del Louvre le mani sono più scure del viso, nelle copie conosciute no. La Gioconda russa ha le mani più scure del viso. Lo stesso Pedretti ha sottolineato come questa differenza sia da ricondurre al trattato – de luci e ombre- , andato perso, ma rimangono frammenti, nel Trattato di Pittura, dello stesso Leonardo. Differenza fra le copie e l’originale o, gli originali, che rinviano alle tecniche del chiaro e scuro che solo Leonardo padroneggiava.

  1. Uno dei massimi restauratori di Leonardo, dopo un attento esame delle fotografie in alta definizione, riproducenti il dipinto russo, ha evidenziato la possibilità che il dipinto possa essere di Leonardo e di allievo.

  1. Anche negli occhi della Gioconda russa si trovano le lettere S e L. La prima di più facile osservazione nelle fotografie a raggi infrarossi, la seconda la L di difficile individuazione, probabilmente  per  una diversa tecnica usata  


Silvano Vinceti che ha coordinato la ricerca ha affermato “.. questa indagine, con i risultati raggiunti, rappresenta l’applicazione di un nuovo metodo di indagine dove lo storico dell’arte ha un ruolo marginale; non credo che ne saranno contenti dato che da decenni sono stati gli unici legittimati alle attribuzioni dei dipinti. Il primo importante  risultato delle nostre fatiche è di diffondere le immagini di una – Gioconda con le colonne - non rientrante fra quelle conosciute, presenti in importanti musei di tutto il mondo e ammirate dal grande pubblico. Tutti gli elementi che sono emersi da questa lunga e affascinante avventura indagativa sono messi a disposizione di tutti. Personalmente mi limito ad asserire che la possibilità che vi possa essere la mano di Leonardo e di un suo allievo è una ipotesi che ha una sua dignità. Da ricercatore non avendo verità assolute so che tutto è relativo e sono pronto a cambiare idea se emergono diversi elementi certi e fondati. Mi risulta che  oltre alla nostra, vi sia un’altra ricerca compiuta su questo dipinto che giunge a diverse conclusioni. Ciò che conta è la serietà e l’onesta con cui si fa una indagine e si costruiscono le proprie idee e convinzioni…”



sabato 21 aprile 2012

Comunicato Stampa: Studio sui resti di Lisa Gherardini Del Giocondo

Indagine forense sui resti di Monnalisa:

I risultati del carbonio 14 sono stati positivi. Uno dei tre reperti trovati e sottoposti all’esame si è rivelato compatibile con il periodo di morte della Monna Lisa. 

Dopo anni di ricerche, finalmente è possibile comporre uno studio più dettagliato sulla Monnalisa, ossia Lisa Gherardini. Ciò è stato possibile grazie ad una serie di dati: stratigrafici, attuati dagli archeologici della Sopraintendenza di Firenze; dati antropologici, ottenuti dalla Sovraintendenza di Firenze e dal prof. Giorgio Gruppioni della Università di Bologna -sede di Ravenna- Dipartimento di Beni Culturali; dati storiografici, ottenuti grazie a diverse ricerche storico-documentali. 

L'insieme di questi accurati lavori mi consente di poter formulare una conclusione dettagliata. Dal punto di vista storiografico, fondamentali sono state due ricerche storiche: una concernente la storia del Convento e della chiesetta di San. Orsola, comprensiva di tutte le trasformazioni che sono venute al suo interno; l’altra riguarda il libro mastro tenuto dalla Monache francescane, in cui vengono riportate tutta una serie di sepolture. Tali studi, avallano i risultati del carbonio 14,  degli scavi antropologici, della scienza forense.

Per meglio precisare e chiarire i risultati di questa ricerca  occorrerebbe esporre tutti i risultati dei diversi ambiti di studio che hanno caratterizzato questa fase finale della nostra indagine. In questo contesto, mi limiterò a una sintesi dei documenti di cui disponiamo. Tengo a precisare che alcuni di questi elementi sono il risultato di esami scientifici, archeologici ma anche elaborazioni di dati empirici acquisiti in precedenza.

Risultati esami stratigrafici e archeologici 
Gli esami e la relativa interpretazione archeologica si sono concentrati su dei reperti emersi durante gli scavi, specificatamente ritrovati in un cassone ( o tomba comune), all'interno del quale sono stati individuati tre resti mortali

Il test del carbonio 14 e i dati archeologici collocano questo cassone fra il 1450- 1545. Questo è il periodo di attività della tomba; arco di tempo che coincide con l’arrivo della Francescane ( 1440-1450) che sostituiscono le suore Benedettine. Il breve periodo di uso di questa sepoltura è dovuto al cambiamento della collocazione dell’altare. Gli archeologici espongono tutta una serie di elementi a sostegno di questa datazione anche basandosi sulla composizione fisica di questa costruzione.

Risultati antropologici della Sopraintendenza di Firenze
Gli antropologi che hanno presieduto al recupero dei resti mortali presenti nel cassone, espongono tutta una serie di dati inerenti alla collocazione sepolcrale dei tre resti mortali che li vede orientati verso il vecchio altare, in funzione fino al 1545 circa. Si dispone di una letteratura d'archivio inerente alle inumazioni e alla loro collocazione rispetto agli altari la quale rafforza il fatto che le tre sepolture, fra cui forse quella della Monna Lisa, sono state eseguite durante lo stesso periodo individuato dagli archeologici. Vale la pena di sottolineare che con lo spostamento dell’altare da Sud a Nord, nel cassone non si poteva continuare a seppellire dato che si sarebbe dovuto collocare i feretri in posizione opposta a quelle precedenti e. come prassi. questo non veniva mai eseguito.


Documenti storici sugli interventi edilizi compiuti nella chiesetta di San. Orsola
Disponiamo di una ricca messa di elementi storiografici che ci hanno permesso di ricostruire la storia delle trasformazioni edilizie avvenute nella chiesetta di San. Orsola. Questi elementi sono stati fondamentali per datare le trasformazioni, si tratta anche di elementi indiretti, come la presenza di Vescovi o di bolle Papali. Quanto emerge da questa attenta lettura interagisce, converge e ha determinato interazioni con il lavoro degli archeologi, giungendo a  consolidare e confermare che il cassone mortuario rimase in attività dal 1450-1460 fino al 1545. Occorre tener bene in conto che la Lisa Gherardini, detta Monna Lisa del Giocondo, morì  il 15 luglio 1540 e venne sepolta nel convento di San. Orsola, nello specifico,  nella chiesetta di San. Orsola.

Documenti storici sulle sepolture che si rivela centrale per le considerazioni conclusive
Per l’obiettivo che ci eravamo prefissi, questi documenti rivestono un ruolo centrale. In essi sono state riportate le morti più significative di nobildonne, come la Monna Lisa, che sono state generose finanziariamente con il Convento, come appunto la Gherardini, che hanno vissuto per un certo periodo nel Convento, come la Gherardini e che avevano una parente nelle francescane, come la Gherardini.

Proprio da un attenta lettura di queste sepolture, sparse nel corso di duecento anni (occorre ricordare che mancano i documenti che vanno dal 1530 al 1570), si sostanzia la tesi da noi sostenuta: la sepoltura denominata con la sigla A molto probabilmente appartiene alla Monna Lisa. Nei documenti scritti pro-mani dalla Ministre del terz’ordine delle Osservanti che si susseguivano nel Convento, vengono riportate direttamente o indirettamente informazioni sulla sepolture delle nobildonne, inumate dentro la chiesetta di San. Orsola o nel cimiterino collocato nel lato Nord del chiostro (vedi ritrovamenti archeologici) di fronte alla chiesetta di San. Orsola. 

In conclusione, lo studio comparato di tutti i dati stratigrafici, archeologici, antropologici e storici, mi consente di asserire, con la cautela e la prudenza tipica della scienza, che la percentuale di individuazione dei resti mortali della Monna Lisa è, in definitiva, molto alta.

Silvano Vinceti



martedì 27 dicembre 2011

Convab presentazione

Breve storia del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali


Il Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali da anni si dedica a risolvere enigmi legati a grandi personaggi del nostro paese. Misteri connessi alla loro vita e alla loro morte che la storiografia ufficiale non ha risolto. Grazie alla scienza e all’utilizzo delle tecnologie più avanzate, il Comitato è in grado di trovare una soluzione fondata e obiettiva ai molti casi irrisolti che riguardano la storia culturale del nostro paese. Questi nuovi risultati, pur non toccando il valore delle opere e della vita di letterati, filosofi, artisti e scienziati, hanno contribuito a uscire dall’ ambiguità, dalle supposizioni o da asserzione non motivate dai fatti.

L’approccio che caratterizza la ricerca prevede una dialettica e felice sintesi fra le scienze storiografiche e quelle dell’antropologia forense. Coerentemente a questo nuovo modello di ricerca, il Comitato è composto da due staff scientifici: il primo, di natura storiografica, è coordinato dal dott. Silvano Vinceti che riveste anche la carica di presidente del Comitato, l’altro, di natura prettamente scientifica, è coordinato dal prof. Giorgio Gruppioni, ordinario di antropologia ossea all’Università di Bologna. Del comitato scientifico fanno parte varie università italiane. Sono membri dei due staff diversi professori provenienti dalle facoltà umanistiche e artistiche, esperti del D.N.A., degli esami con il Carbonio 14, esami istologici e dei metalli pesanti presenti nei resti mortali.




Nel corso di questi anni, il comitato ha realizzato le seguenti ricerche: l’individuazione del luogo e dei resti ossei del poeta Matteo Maria Boiardo; la ricostruzione del viso di Dante Alighieri, realizzata in collaborazione con alcuni professori delle università inglesi; lo studio sul luogo do sepoltura e sulla localizzazione dei resti ossei di Giacomo Leopardi; l’apertura delle tombe di Giovanni Pico della Mirandola e di Angelo Poliziano, indagine compendiata da uno studio interdisciplinare che ha portato alla soluzione dell’irrisolto problema della loro morte; l’individuazione del luogo di sepoltura e dei resti mortali del grande maestro Michelangelo Merisi da Caravaggio; la ricerca inerente al luogo e ai resti di sepoltura di Lisa Gherardini Del Giocondo, modella che con molte probabilità ispirò il celebre dipinto La Gioconda di Leonardo da Vinci; infine, l’individuazione e la decodificazione di alcune lettere nonché del numero 72 presenti all’interno del quadro La Gioconda di Leonardo da Vinci, opera attualmente conservata presso il museo Louvre in Francia.

Tutte queste indagini hanno avuto una ricaduta mass-mediale globale, importanti riconoscimenti da parte di esponenti provenienti dalle più illustri università nonché da centri di ricerca sia italiani che stranieri. Le stesse metodologie e tecniche utilizzate sono state occasioni di simposi e convegni nazionali. Le nostre indagini hanno inoltre suscitato un rinnovato interesse verso la storia culturale del nostro paese: turisti e uomini di cultura da provenienti da tutto il mondo, stimatori dei personaggi medesimi, hanno moltiplicato la loro affluenza verso i luoghi dove quest’ultimi hanno vissuto e/o sono morti, con conseguente valorizzazione e consolidamento dei luoghi stessi, delle opere, della storia e delle strutture turistiche del nostro paese.

Il feed-back generato da tali operazioni ha garantito all’Italia un incremento della promozione -del nostro già stimatissimo patrimonio culturale- a livello mondiale: una tipologia di marketing e comunicazione che ha qualificato e rafforzato l’immagine complessiva che l’Italia offre a tutto il mondo, con conseguente consolidamento delle nostre complessive proposte ed offerte turistiche. Le indagini stesse, essendo di natura interdisciplinare, hanno coinvolto storici, esperti di estetica e di storia dell’arte, oltre che micro-biologici, esperti del D.N.A., antropologi e laboratori per l’accertamento dell’età e autenticità dei resti ossei, accertamento reso possibile grazie all’utilizzo delle tecniche legate al carbonio 14.





Staff Convab

EQUIPE RICERCA SCIENTIFICA e STORICO-DOCUMENTALE:
  1. Dott. Silvano Vinceti (Presidente Comitato Nazionale Valorizzazione Beni Storici Culturali e Ambientali) – filosofo, storico, scrittore, responsabile ricerca storico-documentale;
  2. Prof. Giorgio Gruppioni (Coordinatore scientifico delle analisi antropologiche, genetiche e istologiche.) - Professore ordinario di Antropologia nell’Università di Bologna: analisi di biologia scheletrica;
  3. Dott. Stefano Benazzi – Università di Bologna: esami osteologici ed elaborazioni di antropologia virtuale;
  4. Dott. Marco Orlandi – Università di Bologna: acquisizione ed elaborazione di immagini 3D delle ossa
  5. Dott.ssa Elisabetta Cilli – Università di Bologna: analisi genetiche mediante il DNA;
  6. Prof. Lucio Calcagnile – Università del Salento e Centro di datazione: datazione dei reperti mediante il Carbonio 14;
  7. Prof. Francesco Mallegni – Professore ordinario di Antropologia nell’Università di Pisa: metodologie e tecniche di ricostruzione facciale;
  8. Gabriele Mallegni – Scultore: modellazione manuale del volto mediante tecniche di antropologia forense;
  9. Dott. Domenico Mancinelli, dottore in Biologia. Ricerca e biologia dello scheletro umano. Professore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell'Università dell'Aquila.
  10. Prof. Massimo Andretta, laureato in Fisica, Direttore del Centro Ricerche e Servizi Ambientali (C.R.S.A. Med Ingegneria) di Marina di Ravenna (RA). Ente Convenzionato con l'Alma Mater - Università di Bologna: analisi dei metalli pesanti
  11. Prof. Antonio Moretti – Università dell’Aquila: analisi geoarcheologiche.
  1. Dott.ssa Stefania Romano (Responsabile tecnica della ricerca storico-documentale; coordinatrice segreteria nazionale comitato) – ricercatrice, editor
  2. Dott.ssa Alessia Cervone (Responsabile ricerca malattie neurologiche e patologie dell’organismo) – ricercatrice, medico
  3. Dott. Enzo Russo – fotografo, web design  

ELENCO RESPONSABILI TERRITORIALI COMITATO SEZIONI ITALIANE

Dott. Silvano Vinceti. Presidente comitato silvano.vinceti@yahoo.it

REGIONE ABRUZZO:

REGIONE CALABRIA:

REGIONE CAMPANIA:

REGIONE EMILIA ROMAGNA:

REGIONE LAZIO:

REGIONE LOMBARDIA:
REGIONE MARCHE:

REGIONE MOLISE:

REGIONE PIEMONTE:

REGIONE PUGLIA:

REGIONE TOSCANA:

REGIONE UMBRIA:

REGIONE VENETO:
  • Dott.ssa Loretta Marcon. Responsabile Padova

ELENCO RESPONSABILI SEZIONI ESTERE

FRANCIA:

SPAGNA:

Progetto di ricerca: studio sui resti e sul luogo di sepoltura di Lisa Gherardini del Giocondo

Alla ricerca della tomba e dei resti di Monna Lisa

Premessa
Vi sono personaggi che nel loro passaggio sulla scena del mondo hanno lasciato testimonianze indelebili e hanno contribuito in modo speciale a scrivere la storia dell’umanità. La loro memoria continua a vivere nell’opera della loro arte e del loro ingegno, nei contributi di conoscenza che ci hanno lasciato o nel ricordo delle loro gesta. Riscoprire di questi personaggi, oltre che il valore e il significato delle opere e delle imprese, anche le vicende umane ed esistenziali che ne hanno caratterizzato la vita, può rappresentare un contributo significativo per una conoscenza più autentica, oltre che dei personaggi stessi, anche del contesto storico in cui vissero.

Quando poi, aspetti della vita di questi personaggi, e sovente anche della morte, o le sorti dei loro resti, restano ancora oggi avvolti nel mistero, le ricerche che su di essi si possono condurre acquistano il fascino intrigante dell’indagine investigativa che, sulla base di esili indizi e labili tracce cerca di far luce sugli aspetti oscuri della loro storia. Si tratta, in generale, di studi multidisciplinari che uniscono alla ricerca minuziosa delle fonti archivistiche e documentali, l’indagine su reperti e tracce attraverso le sofisticate tecnologie proprie dell’investigazione archeologica e forense. Si vengono così a comporre in un unico quadro e a validarsi reciprocamente le informazioni storiografiche, o gli indizi tramandati dalle fonti biografiche del personaggio in esame, con i risultati delle analisi scientifiche che si possono eseguire sui resti umani del personaggio stesso.

I resti scheletrici costituiscono infatti un vero e proprio archivio di informazioni che può consentire di ricostruire molti caratteri biologici e somatici di un individuo vissuto nel passato, di riprodurne le sembianze, di evidenziarne eventuali tratti fisici particolari o i segni di malattie di cui ha sofferto o di traumi subiti nel corso della vita, fino anche a rivelarne la causa di morte. Allo stesso tempo, i resti di un individuo possono fornirci informazioni sulle sue abitudini di vita, sull’alimentazione, sul tipo di attività fisica svolta. Inoltre, nelle ossa, in funzione della loro antichità e del loro stato di conservazione, possono rimanere tracce di DNA attraverso le quali è possibile, da un lato, ricostruire il profilo genetico individuale e, attraverso opportuni confronti, giungere alla identificazione genetica dei resti, dall’altro, rivelare tratti sconosciuti dell’aspetto o della vita del personaggio in esame. .

Le metodologie d’indagine sempre più sofisticate e sensibili che il progresso scientifico e tecnologico mette a disposizione, rendono oggi possibile la lettura e la raccolta di informazioni contenute nelle ossa, in quantità e ad un livello di attendibilità che, nel passato, anche recente, non erano quasi neppure pensabili. Ciò significa anche che, allo stato attuale, lo studio dei resti di personaggi vissuti nel passato, potendosi avvalere di strumenti scientifici e tecnologici molto più avanzati ed efficaci, può conseguire risultati assai più consistenti ed affidabili e raggiungere con successo obiettivi falliti in precedenti ricognizioni e indagini sugli stessi resti.

In questo contesto rientrano le investigazioni condotte con successo dal Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali, e che hanno portato, tra l’altro, alla identificazione dei resti di Matteo Maria Boiardo, alla ricostruzione del volto di Dante Alighieri, allo studio delle spoglie di Pico della Mirandola e Angelo Poliziano nonché, recentemente, alla individuazione di alcuni reperti scheletrici attribuibili al Caravaggio.

Documenti storici a fondamento della ricerca
Negli ultimi anni sono emersi alcuni importanti documenti storici inerenti a Lisa Gherardini del Giocondo. Per anni si era dubitato che si trattasse di una persona veramente esistita. Oggi si dispone del certificato di nascita recuperato presso l’Archivio di stato di Firenze. Lisa Gherardini nacque a Firenze, in via Maggio, nel 1479. Un altro elemento importante riguarda il testamento di Francesco del Giocondo, marito di Monna Lisa. Nel testamento, oltre a lasciare tutti i beni materiali e immateriali alla moglie che appella “mulier ingenua”, Francesco indica come luogo idoneo ad accogliere gli ultimi giorni della vita della moglie il Convento di S. Orsola. Viveva nel medesimo convento la figlia Marietta che prese il nome di Suor Ludovica e che accudì la vecchia madre durante gli ultimi mesi della sua vita. Fondamentale, per dare forza e certezza all’avvenuta sepoltura della Gherardini nel convento di S. Orsola, è il documento del decesso e dell’atto di inumazione scoperto dallo storico Giuseppe Pallanti: “ Monna Lisa donna fu di Francesco del Giocondo, morì addì 15 di luglio 1542, sotterossi in Sant, Orsola, tolse tutto il capitolo”.

Un ulteriore documento fondamentale riguarda il ritrovamento di un fregio della famiglia Gherardini che potrebbe provenire dal Convento medesimo. Occorre ricordare che all’interno di tale struttura vi furono sepolture di alcuni laici benefattori della congregazione di Sant’Orsola. Sappiamo con certezza, attraverso alcuni documenti storici, che la famiglia del Giocondo, ricco setaiolo fiorentino, fece varie donazioni al convento medesimo.

Altro particolare di natura storico-biografica, riguarda il ritrovamento di scritti autentici attestanti che Leonardo ebbe dimora, fra il 1501 e il 1503, presso l’ordine dei Servi di Maria Santissima Annunziata. In quella chiesa, nel 1525-1526, Francesco del Giocondo fece erigere la cappella di famiglia. La stessa Lisa Ghirardini andava spesso a pregare nella chiesa medesima nel cui convento Leonardo dimorava a pagamento.

Occorre poi ricordare quanto scritto dal Vasari nella storia degli artisti e architetti fiorentini. Il Vasari asserisce che nel 1503 Francesco del Giocondo commissionò a Leonardo il ritratto della moglie che attendeva il secondo figlio. Si tratta di affermazioni che sono state contestate da molti storici dell’arte e che non trovano un riscontro certo e sicuro. Sappiamo anche che il padre di Leonardo, Ser Piero, nel periodo di presenza del grande genio nella città fiorentina, era il primo Notaio di Firenze e Francesco del Giocondo era suo cliente. Non vi sono tuttavia documenti che avvalorino la tesi per la quale Ser Piero abbia proposto il figlio pittore al ricco setaiolo.

In conclusione, sulla base di quanto sopra esposto, possiamo asserire che l’insieme dei documenti autentici ritrovati, uniti a ciò che conosciamo riguardo Lisa Gherardini del Giocondo, giustificano questa ricerca e la rendono poggiante su buoni fondamenti storici.

Obiettivi della ricerca scientifica