Ricerche antropologiche Convab

Ricerche antropologiche Convab
Sant'Orsola. Firenze. Foto di Enzo Russo

martedì 27 dicembre 2011

Campagna nazionale per l'esposizione della Gioconda nel 2013

Breve sintesi delle rocambolesche vicende legate al furto del dipinto La Gioconda avvenuto nel 1911 e recuperato nel 1913

La Gioconda, Leonardo da Vinci, 1503-1519. Parigi, Musée du Louvre, inventario 779, cm 77x53, olio su tavola di pioppo. Cornice italiana del XVI secolo dono della contessa De Béarne.

Il dipinto venne portato in Francia da Leonardo nel 1516, anno in cui fu invitato da Francesco I ad Amboise.
Successivamente il dipinto fu condotto a Versailles per essere esposto e poi, dopo la Rivoluzione francese, venne trasferito al Louvre. Innamoratosene, Napoleone Bonaparte lo volle mettere nella sua camera da letto, tuttavia qualche tempo dopo tornò nel museo del Louvre. Durante la guerra Franco-Prussiana del 1870-1871, La Gioconda fu nascosta in un luogo segreto in Francia. Dal 21 agosto 1911 sino al dicembre del 1913 fu invece rubata da Vincenzo Peruggia, che la tenne prima a Parigi e poi a Firenze. In seguito alla restituzione del quadro, essendo questa avvenuta anche grazie all’intervento del governo italiano, si decise di esporre l’opera in alcune delle principali città italiane: a Firenze, prima agli Uffizi poi a Palazzo Farnese, a Roma, nella Galleria Borghese a Roma, infine a Milano. Subito dopo, fu restituita alla Francia che la affidò al Louvre, tuttavia, a causa delle guerre mondiali, venne nuovamente rimossa per essere nascosta e conservata in sicurezza. Purtroppo, nel 1956, la parte inferiore dell’opera fu gravemente corrosa con dell'acido. Qualche mese dopo gli fu tirata una pietra.

Presto restaurata, nel 1962 venne affidata agli Stati Uniti per essere esposta a New York e Washington. In ultimo, nel 1974, si decise per due storiche esposizioni: prima a Tokyo e poi a Mosca.

La narrazione del furto
Parigi, Museo del Louvre, Salon Carré, lunedì 21 agosto 1911, mattino.

Come ogni lunedì, il museo non è aperto al pubblico ma ci sono comunque 257 persone. Un tale Monsieur Louis Béroud, incaricato di fare una copia del dipinto, è il primo ad accorgersi della sua assenza. Dopo vani tentativi, vengono ritrovate solo la cornice ed il vetro di protezione: il dipinto è stato rubato. La Polizia viene mobilitata, tuttavia si è incapaci di trovare una pista. L’ex segretario del poeta Guillame Apollinaire, a caccia di fama, confessa di aver rubato una statuetta al Louvre. La polizia perquisisce l’appartamento del poeta e trova altre due statuette di proprietà del museo. Apollinaire si difende sostenendo di averle ricevute in dono; siamo nel periodo in cui Marinetti -nel Manifesto Futurista- invita a distruggere i capolavori dei musei per far spazio al nuovo.

Qualche tempo dopo, ormai pentito, l’ex segretario di Apollinaire confessa e viene arrestato, ma dell’opera non vi è traccia.
La politica internazionale si interessa alla vicenda e i già tesi rapporti tra Francia e
Germania sfociano in accuse reciproche. L’opinione pubblica francese dà la responsabilità della Germania. I politici tedeschi sostengono che il governo francese sa dove viene custodita la Gioconda. Gli interrogatori si moltiplicano senza portare alla soluzione del caso.

Passa del tempo e finalmente, nel dicembre del 1913, l’antiquario Alfredo Geri riceve una lettera in cui vi è scritto: «Ho la Gioconda, e intendo cederla per 500.000 lire. Vincenzo Leonard.» Il giorno dopo un giovane porta l’antiquario, accompagnato dal direttore degli Uffizi, in una camera dell'Albergo Tripoli-Italia. Viene loro consegnata la Gioconda. Alfredo Geri dice di essere disposto a pagarla entro la mattina seguente, tuttavia porterà solo le manette dei carabinieri.

L’opere d'arte più celebre del mondo era stata 28 mesi nelle mani del giovane Vincenzo Peruggia, un italiano emigrato in Francia, e il mondo intero rispose alla risoluzione dell’enigma con grande delusione: una celebre opera nella mani di un uomo qualunque che l’aveva trafugata senza generare nessuna leggenda poetica.

Vincenzo Perugia
Nato a Dumenza sul lago di Como l’8 ottobre 1881, Vincenzo Peruggia si trasferisce in Francia in cerca di lavoro e ottiene un incarico di decoratore presso il Louvre, luogo dove elabora il furto. Nell’agosto del 1911 non lavora più per il museo, ma lo conosce bene. La ricostruzione del fatto ci porta a credere che la sera di domenica 20 Vincenzo è a cena con altri immigrati italiani e fa credere a tutti di essere ubriaco. Torna nel suo appartamento e si infila a letto. All’alba della mattina successiva si reca al Louvre, entra utilizzando le impalcature appoggiate alle pareti del palazzo e preleva la Gioconda, le toglie la cornice ed il vetro protettivo e la nasconde sotto la giacca. Torna a casa e, il giorno dopo, va lavoro. Contemporaneamente, al Louvre si scopre il furto e, come sappiamo, la polizia si mobilita.

Fino al dicembre del 1913 il dipinto rimane chiuso in una scatola di cartone sotto il letto del Peruggia, che per diversi mesi continua a fare il decoratore per non attirare l’attenzione. Nel dicembre del 1913 porta a termine il piano: prende un treno e passa la dogana al confine con l’Italia, vuole portare La Gioconda a Firenze.

Il processo
Le dinamiche della vicenda vennero chiarite alla Corte del Tribunale di Firenze nel 1914:

Peruggia cercò la difesa ammettendo di avere un conto in sospeso con la Francia per il razzismo che aveva dovuto subire. Disse al giudice: «Ho compiuto il furto per motivi patriottici, volevo restituire all’Italia una parte dei saccheggi di Napoleone».

La forza d’accusa tuttavia palesò al ladruncolo il punto della questione: l’opera era stata venduta dallo stesso Leonardo al Re di Francia Francesco I, per la considerevole cifra di 4000 scudi d’oro.

Arresosi, l’ex decoratore ammise che la scelta del quadro era dovuta alle sue celebri ridotte dimensioni. Vincenzo Peruggia scontò un anno e 15 giorni di galera per il furto del secolo.

Il dipinto
Il dipinto è conservato al Louvre in un contenitore fissato nel cemento e protetto da due lastre di vetro antiproiettile a tripla lamina, poste a 25 cm l’una dall’altra.

Il Convab è attualmente impegnato in una campagna nazionale a favore del rientro del celebre quadro durante il centenario del suo ritrovamento, ossia nel 2013.
I sostenitori di questa iniziativa ritengono importante poter celebrare il centesimo anniversario del ritrovamento del capolavoro di Leonardo; sarebbe un evento di enorme valore culturale e storico, oltreché una meravigliosa occasione per l’Italia intera, il possibile ritorno nel 2013 della Gioconda nella città di Firenze, e la sua esposizione ai cittadini fiorentini e italiani a cento anni di distanza.

Per adesioni, inviare richiesta info all'indirizzo com.giocondafi2013@libero.it

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